Galilei e la nascita della scienza moderna


La novità della posizione di Galileo

Galilei è uno dei protagonisti della rivoluzione scientifica: le sue teorie e i suoi sperimenti liberano la scienza dalla fede e dall’autoritarismo della tradizione aristotelica.

Galilei dimostra la verità della teoria eliocentrica copernicana, che assume un significato fisico oggettivo.

La teoria eliocentrica era stata accettata dalla Chiesa come spiegazione di alcuni fenomeni, ma non come risposta all'interrogativo sulla vera costituzione dell'universo: per la Chiesa era importante non affermare che il Sole fosse "realmente" al centro dell'universo, in quanto avrebbe contraddetto le Sacre scritture.

Il copernicanesimo rispecchia la vera struttura fisica dell'universo.

Galilei prova che il Sole è al centro del nostro sistema planetario, cancellando convinzioni consolidate di derivazione aristotelica. Egli ha riformulato le basi metodologiche della scienza moderna: ridefinisce i rapporti tra la scienza e la religione, la scienza e la filosofia.


Gli studi e le scoperte astronomiche

Galilei è nato a Pisa nel 1564: la sua prima formazione fu a Firenze, la prima docenza all'università di Pisa, e poi a Padova, dove gli studiosi ricorrevano a lui per acquisire conoscenze della matematica.

Dopo l'invenzione del cannocchiale, egli ne costruì uno per l'osservazione dei corpi celesti (chiamato "telescopio"), che gli valse grandi onori e ricompense.

Galilei riuscì a individuare la presenza delle macchie solari e che sulla Luna c'erano catene montuose, valli e crateri, simili a quelli della Terra: queste scoperte contribuirono a demolire l'impostazione della fisica aristotelica, che si basava sulla differenza di natura tra i corpi celesti e terrestri.

Inoltre scoprì i quattro satelliti di Giove (chiamati "medicei"), che confermava la falsità della posizione aristotelica: dimostrando che anche gli altri pianeti avevano dei satelliti.

Le scoperte di Galilei favorirono l'accettazione della teoria copernicana.


La condanna e l'abiura

A causa della posizione di Galilei a favore del copernicanesimo, la Chiesa condannò l'eresia copernicana.

Galilei, per chiarire i rapporti tra fede e scienza, e per contestare le accuse di eresia sostenne che la Bibbia ha uno scopo etico e religioso, non scientifico.

La teoria copernicana non è in contrasto con la Bibbia, in quanto fede e scienza hanno competenze e linguaggi diversi: la competenza riguardante l'interpretazione delle Scritture è della Chiesa, mentre l'interpretazione della struttura della natura è della scienza.

La Chiesa condannava la dottrina copernicana come eretica e intimava Galilei di abbondonare tale ipotesi.

Negli anni successivi riuscì comunque a dedicarsi alla ricerca scientifica e alla sua opera più significativa: il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, tolemaico e copernicano, con l'obiettivo di far trionfare la verità della scienza copernicana. In un primo momento l'opera ottenne il consenso della Chiesa, ma in seguito tale opera è risultata blasfema (che offende la divinità) e inaccettabile: Galilei fu costretto quindi a ritrattare e poi fu condannato. In seguito le sue tesi riscossero comunque un largo successo in Europa. Fu l'unico conforto, prima di morire l'8 gennaio 1642.

 

La critica al "principio di autorità"

Galilei critica "il principio di autorità" che determina un sapere astratto incentrato sull'interpretazione dei testi tradizionali, senza riscontro nella realtà. In questo "mondo di carta" viene negata l'esperienza, l'osservazione, la riflessione. Il sapere tradizionale, secondo Galilei, è caratterizzato di:

- "essenzialismo", perché ricerca l'essenza o l'intima natura dei fenomeni naturali: impresa giudicata superiore alle possibilità della conoscenza umana;

- "finalismo", perché considera le parti che compongono la natura fisica come orientata all'utilità dell'uomo e solo per ultimo alla gloria di Dio.

Tali prospettive, per Galilei, sono più consone alla teologia che alla scienza.


Sensate esperienze e necessarie dimostrazioni

Galilei elabora il metodo scientifico, caratterizzato dall'osservazione dei fenomeni naturali, tramite:

- "sensate esperienze" à esperienze compiute mediante i sensi, in modo particolare la vista. Costituiscono la base del momento osservatorio-induttivo della scienza, cioè la fase di raccolta dei dati, dai quali può essere dedotta una legge generale;

- "necessarie dimostrazioni" à il momento ipotetico-deduttivo, cioè il procedimento che consente di dedurre conclusioni partendo da un'intuizione di base, cioè formulare un'ipotesi attraverso deduzioni logico-matematiche.

Galilei riuscì a formulare delle leggi, non in virtù dell'esperienza diretta, ma contro ogni evidenza sensibile e soltanto solo grazie a una deduzione logico-matematica: come la legge in cui tutti i corpi cadono con la stessa velocità, qualora siano in un ambiente privo di attrito e il principio di inerzia, secondo cui un corpo mantiene il suo stato di moto rettilineo uniforme in assenza di attrito.


Il ruolo dell'esperimento

Il terzo elemento fondamentale del metodo scientifico è:

- il "cimento" à la conferma o verifica sperimentale delle ipotesi e delle teorie. È la prova dei ragionamenti scientifici attraverso procedure sperimentali: la scienza moderna ha la necessità di creare in laboratorio le condizioni per la verifica delle ipotesi, in quanto non è sempre possibile verificare le ipotesi nell'esperienza concreta e quindi Galilei ritiene che gli esperimenti debbano essere realizzati in laboratorio come procedure artificiali volte a riprodurre in modo semplificato i fenomeni naturali.


La visione quantitativa dell'universo

Il metodo scientifico è fondato su:

- la concezione matematica dell'universo e della natura, che giustifica e fonda la possibilità della conoscenza umana che rispecchia la struttura della realtà fisica, tramite osservazioni e ipotesi;

- la distinzione tra qualità oggettive e qualità soggettive à le qualità oggettive sono riconducibili ai rapporti matematici e sono misurabili in modo oggettivo (altezza, larghezza, ecc...), mentre le qualità soggettive dipendono dalla percezione soggettiva dell'uomo ed esistono solo in relazione ai nostri sensi (sapori, odori, colori, ecc...).

Lo scienziato deve spogliare la natura di ogni considerazione di carattere qualitativo e soggettivo (qualità soggettive), per studiare soltanto i rapporti quantitativi e matematici (qualità oggettive): ne deriva una concezione della fisica come "meccanica", rivolta solo ad analizzare i corpi, le loro proprietà misurabili e le loro connessioni causali.

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